Il borgo detto Mazzano Vecchio sorge su uno sperone roccioso affacciato sulla valle del fiume Treja. Lo sviluppo di Mazzano si ebbe a partire dall’alto Medioevo sebbene non manchino attestazioni di popolamento più antico.
Fonti documentali e archeologiche fanno risalire la fondazione di un fundus Mazanus tra il 774 e il 776. Nel pieno X secolo le fonti archivistiche ci informano di un passaggio di proprietà tra Alberico II e il Monastero dei SS. Andrea e Gregorio ad Clivium Scauri presso il Celio, all’epoca il borgo doveva essere fortificato, fortificazione di cui rimane ben poco ad esclusione di una sorta di torrione a valle della Chiesa di San Nicola oggi chiamato Palommara ed i resti di una torre nella parte centrale e più elevata del paese. Un documento del 1299 attesta un luogo di culto dedicato a San Nicola di Bari, mentre è datato al 1426 il primo atto notarile di cessione della proprietà del borgo, sancito dal monastero dei SS. Andrea e Gregorio in favore di Everso Anguillara, la nobile famiglia detenne il possesso del borgo e dei territori limitrofi fino al XVI secolo. Vennero edificati nuovi palazzi ed edifici di culto, vennero ampliate strade ed apportate migliorie al tessuto urbano. Nel 1599, Flaminio Anguillara vendette Mazzano al Cardinale Lelio Biscia e nel 1658 il feudo passò per eredità alla nobile famiglia dei Del Drago, proprietari fino alla riforma fondiaria dell’EnteMaremma negli anni Cinquanta.
ARCHITETTURE CIVILI
Si accede al borgo attraversando un arco del XVII secolo inglobato nel palazzo baronale dei Biscia. Il Palazzo del Drago è quello che oggi domina l’unico ingresso del paese antico. All’interno della cinta muraria del XVII secolo, si possono trovare costruzioni di diverse epoche: da quelle tardo medievali a quelle rinascimentali. Subito all’interno della porta si può vedere il palazzetto che fu la vecchia sede del Comune, edificato intorno al 1746. Nel centro del borgo spicca l’antico palazzo baronale di Everso e Dolce degli Anguillara, risalente al XV secolo. Nella parte più elevata dell’abitato si trova la piazza dell’Antisà dove è possibile ammirare i resti dell’antica chiesa di San Nicola e il Palazzo de Rosa del XII secolo.
ARCHITETTURE RELIGIOSE
Chiesa di San Nicola
Ciò che resta dell’antica chiesa, ovvero una parte del coro originale, si trovava nella parte più alta e cuore nevralgico del paese, in piazza dell’Antisà. Il disegno dell’edificio, eretto nel 1563, è attribuito al maestro Vignola o ad un suo allievo. La facciata doveva presentarsi in stile dorico. La chiesa, in pessimo stato conservativo e dunque ritenuta fonte di pericolo a causa dei continui crolli, venne demolita nel 1940, anche dopo che circa un decennio prima aveva distrutto la torre campanari pertinente.
Chiesa di San Sebastiano
La piccola chiesetta dedicata a San Sebastiano venne edificata nel 1465, per volere della famiglia Anguillara, all’esterno dell’allora centro abitato, alla confluenza di importanti strade che conducevano a sinistra verso la fontana, S. Maria e Calcata; e a destra verso “le scalelle” in direzione del ponte sul Treja e quindi Monte Gelato e Campagnano. Nel XVII secolo la chiesa venne trasformata in oratorio. La chiesa presenta una facciata semplice con un piccolo campanile a vela su uno dei due spioventi del tetto. L’interno è a navata unica con una piccola abside al fondo decorata con affreschi datati agli inizi del Cinquecento. Nella parte centrale del catino vi è la rappresentazione del Cristo Redentore, nella parte centrale sono raffigurati i Santi Sebastiano, Rocco e Gregorio, santi taumaturghi, la cui raffigurazione ha fatto ipotizzare che il luogo di culto sia stato eretto con intenti propiziatori al fine di scongiurare un’epidemia o a seguito di un episodio di pestilenza. Sono inoltre raffigurati paesaggi collinari e fluviali, certamente riferibili alla zona circostante. Durante i primi lavori di restauro del 1997 sono stati rivenuti sotto ampi strati di scialbo, una serie di elementi decorativi sull’arco absidale e sulla parete di sinistra una bella Madonna con Bambino e Sant’Anna, inoltre un Santo Vescovo ed una scena poco leggibile altri affreschi contemporanei a quelli dell’abside.
AREE ARCHEOLOGICHE
Monte Li Santi, Le Rote
Narce
Narce fu un importante insediamento di genti di cultura falisca, popolazione dell’Italia centrale. Il sito di Narce fu abitato dal II millennio al III secolo a.C. Il nome originario dell’insediamento è tutt’ora incerto sebbene alcuni studiosi ritengono che potrebbe trattarsi in realtà della città falisca di Fescennium, mentre altri la indichino come Tevnalthia. Numerose le sepolture rinvenute ed ascrivibili a varie tipologie di rituali: cremazione, inumazione in sarcofago di tufo, sarcofagi fittili, tombe a fossa e tombe a camera per un’insieme di ben 22 necropoli molto estese. Narce interagì profondamente con insediamenti etruschi, mantenendo stretti rapporti con la vicina città di Veio. Sono databile al IV secolo a.C. le possenti mura difensive ancora parzialmente visibili. In seguito alla caduta della città etrusca di Veio, nel 396 a.C, Narce dovette affrontare una fase di profonda crisi sebbene il centro fu abitato almeno fino al III secolo a.C.. Nel corso del I secolo a.C. la città fu abbandonata ed il territorio probabilmente venne frazionato tra i possessori delle varie domus che si concentrarono da subito nella zona.
Cavone di Monte li Santi
Il sito del Cavone si sviluppa nella valle a sud di Narce nella quale si trovava il principale tracciato viario di collegamento tra la città e Veio. Spesso proprio lungo le importanti vie di percorrenza venivano impiantante le necropoli, come ad esempio in questo caso, in cui l’area è occupata da numerose tombe falische a camera ascrivibili ad un periodo compreso tra il VI e il IV secolo a.C. Tra le diverse tipologie tombali, si riconoscono numerose tombe a camera con facciata rupestre su una sorta di piazzali antistanti, anch’essi scavati nel tufo, in cui presumibilmente si svolgevano le cerimonie funebri. Di notevole rilievo, una tomba ipogea di vaste dimensioni, con pilastro modanato centrale.
Necropoli della Petrina
La necropoli de La Petrina è uno dei sepolcreti più rilevanti della città falisca di Narce. La zona è stata interessata da più campagne di scavo fin dalla fine dell’Ottocento e recentemente riqualificata. Il vasto sepolcreto comprende sepolture molto antiche, datate all’ età del Ferro ma anche di epoca arcaica, datate tra il VIII e il VI secolo a.C.. ad oggi musealizzate e visitabili.
Ruderi di Santa Maria di Castelvecchio
I ruderi dell’antico borgo medievale si trovano su uno suggestivo sperone roccioso sulla valle del Treja con vista mozzafiato vista sul borgo di Calcata. L’insediamento medievale fortificato del quale non si conosce la storia antica, venne abbandonato nel Seicento ed è stato in parte soggetto a campagne di scavo archeologico. Attraverso una bella passeggiata lungo una rigogliosa forra, si giunge alla sommità del pianoro tufaceo su cui insistono i resti dell’insediamento: i resti della chiesa di santa Maria e l’annesso monastero del XIV secolo, porzioni di mura difensive, una imponente torre d’avvistamento ed una serie di cavità che erano parte integrante dell’insediamento rupestre.
Ruderi di Pizzo Primara
Sulla sommità di una stretta collina est di Monte Cinghiale, si trovano i ruderi medievali di un insediamento abitato tra IX e XVII secolo: tratti di una cinta muraria difensiva realizzata a secco, con grandi blocchi di tufo; una cisterna in connessione con alcuni cunicoli; una serie di cavità in parte artificiali, intorno alle mura; resti di una decina di tombe a fossa con incasso per il coperchio, che lascerebbero presupporre la presenza di un luogo di culto.
AREE NATURALI
Parco naturale regionale Valle del Treja
Il Treja è un modesto corso d’acqua che, lungo un percorso di circa 30 km, dai monti Sabatini confluisce nel Tevere nei pressi di Civita Castellana, attraversando i territori comunali di Mazzano e Calcata. L’area protetta, estesa per circa 628 ettari ed istituita nel 1982, presenta habitat di particolare interesse naturalistico e geologico quali le forre profonde e ramificate, scavate dal corso d’acqua nei tufi vulcanici dell’antico complesso vulcanico sabatino. L’ambiente maggiormente rappresentato è quello boschivo, sebbene siano presenti vaste aree aperte e di campagna. Enorme la biodiversità che interessa il parco, sia per la fauna che per l’avifauna. Splendido il sentiero che porta alle “Cascate di Monte Gelato”. All’interno del parco, oltre i due antichi borghi medievali, si possono incontrare tracce di un passato remoto ormai scomparso, come l’insediamento di Narce, il santuario falisco e la necropoli rupestre di Monte li Santi, la necropoli della Pietrina, i ruderi medievali di Santa Maria di Castelvecchio.
Il parco regionale di Veio è un’area naturale protetta compresa tra la via Flaminia , la via Cassia e la provinciale Campagnanese. Il territorio interessa il cosiddetto Agro Veientano, dominato dalla città etrusca di Veio. Il Parco Regionale di Veio è il quarto parco del Lazio per estensione e ingloba ben nove comuni a nord della Capitale: Campagnano di Roma, Castelnuovo di Porto, Formello, Magliano Romano, Mazzano, Morlupo, Riano, Sacrofano e il XV Municipio del Comune di Roma
Ben 15.000 ettari in cui natura, storia e cultura si fondono in un paesaggio di inestimabile valore.
Il Parco è interessato da 99 chilometri di sentieri, tra di essi vi è un tratto di Via Francigena.
Dolci rilievi collinari si alternano a profonde forre boscose percorse da corsi d’acqua e a fondivalle pianeggianti. Cascate, boschi, estesi pascoli, necropoli e “tagliate” scavate nel tufo dagli Etruschi possono essere ammirati lungo i sentieri. I tracciati del Parco sono oggi segnalati con la numerazione del CAI (Club Alpino Italiano) e sono inseriti all’interno dell’ archivio nazionale.
Numerose le tracce di frequentazione in epoca passata, Etruschi, Falisci e Romani, popolazioni che lo hanno abitato nel tempo la zona interessata oggi dal parco.
MUSEI
Il Mavna, acronimo di Museo Civico Archeologico-Virtuale di Narce, è il museo archeologico istituito nel 2012. Il museo racconta in chiave digitale, sebbene non manchino reperti e ricostruzioni nonché pannelli didattici, la storia antica del territorio, con particolare attenzione al sito falisco di Narce, le sue necropoli circostanti e i suoi santuari satellite, rinvenuti all’interno del Parco Regionale Valle del Treja.